Ieri a Palazzo Marino, il Presidente Mattarella con il Sindaco Sala e il Consiglio comunale di Milano, hanno finalmente ridato voce alle vittime di Piazza Fontana ignorate scientemente dalle Istituzioni Italiane per 50 anni.
Sono contenta, mi sta bene: ma vogliamo fare anche Giustizia oltre alle chiacchere o no?
Ho smesso di credere alle favole dei partiti di questo Paese alla rovescia in età adulta, quando era troppo tardi anche per me.
Dopo le tante morti delle varie stragi, anche di Stato, che si sono susseguite dal 69 ad oggi, i nostri tribunali hanno sostanzialmente fatto Ingiustizia, assolvendo in alcuni casi gli assassini e addebitando le spese legali alle vittime, come nel caso appunto di Piazza Fontana, che Montanelli chiamava “la madre di tutte le stragi”.
In cinque istruttorie e otto processi, nessuno è riuscito a condannare i responsabili di quella strage, Freda e Ventura condannati per altri addebiti, ma solo a riconoscere che fu compiuta da un gruppo eversivo dell’estrema destra.
Ma dove la vergogna ha raggiunto l’apoteosi, è nel calvario fatto passare alla famiglia di Peppino Pinelli, accusato ingiustamente della strage della Banca dell’agricoltura e volato giù da una finestra della Questura di Milano tra il 15 e il 16 dicembre 1969 con un “balzo felino” ma all’indietro per un “malore attivo” (così lo definì la difesa sbilenca e rocambolesca del Commissario capo Allegra) mentre era trattenuto ingiustamente e illegalmente da oltre 48 ore.
Quelli che ufficialmente lo detenevano, sono morti. Ma i funzionari del Viminale, quelli dei servizi che ora sappiamo essere stati parte attiva e presenti all’interrogatorio e alla sua morte, sono ancora vivi? E se sì, quando ci faranno la grazia di farci sapere com’è morto il Signor Pinelli?
Ma sopratutto : un risarcimento ai suoi superstiti e alle vittime innocenti del connivente Stato Italiano, non sarebbe palesemente dovuto? Cos’è, basta la stretta di mano e la pacca sulle spalle, alle nostre Istituzioni, per dare un bel colpo di spugna e ignorarli per altri 150 anni?
L’unico risarcito dopo un’attesa di 42 anni, è stato un superstite tignoso forse anche per mestiere, cassiere della Banca, il quale ha vinto un ricorso al Tribunale del lavoro di Imperia che ha condannato L’Inps e il Ministero dell’Interno a pagare oltre 500mila euro per i traumi seguiti alle lesioni derivate dalla deflagrazione.
E questo dimostra che quando si vuole far Giustizia si fa sul serio, e che le vie dei Tribunali del Lavoro sono infinite, come pure i tempi dei risarcimenti.
©l’Assenzia