Piangere per Te

Mi capita spesso di pensare a Te. Quando seppi della tua morte, ero una ragazzina e di Te conoscevo qualche libro (Teorema) e più che altro i Tuoi film. Con mia sorella scoppiammo a piangere nel bel mezzo del pranzo davanti alla TV che diffondeva il telegiornale. Non mi era mai capitato a quella età cinica e superficiale di piangere, e per un intellettuale poi! Ma aveva un senso piangere per Te, anche se ancora non potevo saperlo.

Oggi quando guardo un programma qualsiasi e vengo letteralmente assalita dalla pubblicità, un po’ mi vergogno, perché non sono – non siamo – riusciti a ribellarci al nostro destino di obesi schiavi consumatori che Tu avevi ampiamente previsto. E ricordo anche Fellini prima della sua morte, come fu attaccato da personaggini di certa TV, perché si batteva per proiettare i film senza interruzioni pubblicitarie. La stessa TV dove oggi lo incensano intervallando comunque quelle stesse trasmissioni, con pessimi spot pubblicitari (sic!)

Pasolini e Fellini, un dialogo a distanza. Il ricordo a 100 anni dalla  nascita di uno dei più grandi registi italiani | Centro Studi Pier Paolo  Pasolini Casarsa della Delizia
con Federico Fellini

Quando guardo in quello scatolone parlante, dove trasmettono programmi ancora con lo schema di 60 anni fa, cioè del presentatoricchio seduto col culone sulla potrona e della valletta in piedi col sedere in bella vista, mi sento umiliata e tanto stanca di vivere in questo paese, così spengo l’apparecchio. Ma anche sul Web non trovo pace, come pure per telefono, quando squilla perché qualcuno ti vuole vendere un abbonamento. E se penso alla fine che ha fatto questo paese, ostaggio delle GDO e dei mafiosi Ti penso, con una nostalgia tristissima e incurabile.

con Aldo Moro

Strano terribile finale Vi accomunava in questa foto, ma non potevate saperlo. Non dovevate saperlo.

Quando oggi guardo le immagini del Tuo corpo martoriato, che ancora qualche volgare imbecille fa girare senza rispetto sui social, penso che quel corpo offeso e svilito da bestie decerebrate, rappresenti tutta l’essenza della volgarità, della superficialità e della vigliaccheria di un’Italietta ignorante che uccide la propria bellezza, che non ha mai meritato i suoi eroi, i suoi artisti e i letterati della Tua levatura, come pure qualche (raro) statista come Moro e politici seri come Enrico Mattei.

Un’Italietta fatta di animali mafiosi anche di importazione dall’Est, di politicanti voraci e analfabeti, di tuttologi da bar dello sport, di orridi cantanti tatuati e aspiranti ballerine ed ora, anche di numerosi virologi. Una specie di Nave dei folli che naviga sempre a vista, sbandando e facendo disastri.

Caro PierPaolo: avremmo dovuto sollevarci alla Tua morte, avremmo dovuto capire la piega che stavamo prendendo, andare a Roma, dagli amici dei lobbysti e dei piduisti che negli anni ’70 hanno fatto affari d’oro impadronendosi del nostro petrolio, del nostro gas e della nostra salute. Tirarli giù dagli scranni. Invece abbiamo barattato la libertà per un piatto di lenticchie a Capodanno e qualche 500.

Non abbiamo saputo difenderti e ci siamo lasciati fregare. Dovremmo ancora piangere per te: sarebbe un po’ come piangere per noi e capire come avremmo potuto essere.

©L’Assenzia