Non chiamateli Patrioti: quelli veri sono tutti morti

I bari - Wikipedia
Caravaggio, I bari

Quando ero una ragazza seguivo delle idee, a quell’età molto confuse. Ma grazie alla influenza filibustiera paterna, posso dire di non aver mai idolatrato e mitizzato personaggi a me contemporanei. Non tenevo i loro poster nella cameretta come accadeva allora per i ragazzi della mia età e come accade ancora oggi coi followers nei profili social. Anche perché all’alba del ‘78 non avevo ancora la cameretta, però grazie a mia sorella F. e ai miei amici più grandi, avevo già fatto delle buone letture e per fortuna, ho deciso subito alla maggiore età di partire per cercare un altro Egitto. Quindi l’effetto catartico dell’idolatria di massa per cantanti e ducetti del momento, veniva depotenziato dalla semplice realtà che dovevo affrontare tutti i giorni, lavorando per sopravvivere.

Oggi che finalmente la realtà è soprattutto virtuale, ho archiviato da tempo le ideologie nella sezione “religioni”, perché insieme a quelle, abbiamo visto anche qui da noi dalla Marcia su Roma in poi, come il più delle volte sfocino nel fanatismo, diventando il vestito buono dell’ignoranza, un alibi per non ammettere a sé stessi di non essere nessuno e non contare nulla, cercando la propria identità e redenzione nella moltitudine cieca e violenta, facile terreno per il controllo politico delle masse.

Perciò quando durante la crisi del Governo Draghi, ho sentito alcuni politici nostrani ripescare per fini elettorali termini ottocenteschi proponendosi come paladini della libertà o peggio dipingendosi neo-melodicamente come “patrioti”, sporgendo i loro faccioni dagli schermi delle tv o sui giornali, ho avuto quasi un’orticaria e poi mi sono chiesta se fosse possibile restituire una cifra onesta alla parola “patriota” così svalutata, che oggi in tempi di cretinismo social è stata sganciata cinicamente dal marketing politico nel pentolone della campagna elettorale.

Ho cercato quindi di ricordare una qualche figura intellettuale o politica italiana che avesse rappresentato nel mio vissuto il patriottismo vero e sì, qualcuna ne ho trovata. Anzi molte: ma tutti italiani morti ammazzati e tutti in omicidi irrisolti o dove i mandanti sono ancora oggi sconosciuti. Tra loro persino un grandissimo poeta di nome Pasolini, famoso anche per il presagio sulla trasformazione del popolo italiano in “popolo di consumatori”.

A proposito di Petrolio

Pier Paolo Pasolini tra poesia e rivoluzione | Secondo Tempo
PPP

Io so, ma non ho le prove“, scritto da Pasolini per il Corriere della sera il 14 novembre del 1974, fu ciò che probabilmente lo fece finire dilaniato come le bestie al mattatoio e fatto passare per uno sporco pervertito in tutti i telegiornali, tradito e venduto ai suoi sicari proprio dalle sue creature borgatare. Un omicidio infame per impedire che rivealasse anche il resto di ciò che asseriva. Il suo romanzo che ha chiamato “Petrolio”, a sua detta la summa delle sue esperienze, descrisse un personaggio bifronte sullo sfondo del colosso energetico Eni. Petrolio fu un romanzo incompiuto, in cui proprio il capitolo “Lampi sull’Eni” (che a detta di molti non esisterebbe e a detta di altri invece fu rubato dalla casa del poeta) farebbe il focus proprio su Cefis in rapporto alla morte di Mattei. Sarebbe così costato la vita a Pasolini e a De Mauro, giornalista che all’epoca scriveva la sceneggiatura per il famoso film di Rosi e che indagava proprio su quell’assassinio. Questo famoso capitolo guarda caso sarebbe riapparso misteriosamente nelle mani di un personaggio come Dell’Utri, senatore di FI riconosciuto da un tribunale italiano come mediatore tra la Mafia e il presidente del suo partito Berlusconi. Questo signore ha sostenuto di averlo letto, ma quando è stato chiamato a mostrarlo ed a citare le fonti del suo ritrovamento, ha rinculato dicendo che la sua fonte era un privato il quale si era tirato indietro spaventato dal clamore che aveva suscitato la notizia e che quindi non ne era più in possesso.

Ed alla fine tutto ci riporta al ritratto di uno che sicuramente patriota lo è stato direttamente sul campo durante la guerra, e che da bravo italiano se oggi fosse ancora tra noi, forse ci avrebbe ancora una volta tirato fuori dai guai, anche se era uno di quelli che i guai se li andava a cercare: sto parlando del dottor Enrico Mattei.

File:Enrico Mattei.png - Wikipedia
Enrico Mattei

Un gigante, fondatore e presidente di Eni e Metanopoli, genio e sregolatezza dell’imprenditoria Italiana uno capace di fare entrare l’Italia a gamba tesa nel mercato medio orientale dell’energia dialogando con l’Egitto, facendo società con la Persia e incoraggiando la resistenza algerina ad emanciparsi dal colonialismo francese, al fine di trarne un profitto nei futuri contratti dell’approvvigionamento energetico con il decimo produttore al mondo di gas naturale e il sedicesimo di petrolio . Un altro Patriota che aveva avuto il presagio del futuro.

Ma Mattei sarebbe stato capace oggi di tenera testa agli interessi famelici di Russi e Cinesi e Americani nello scacchiere globale dove noi siamo diventati solo delle pedine attaccate disperatamente alle sanzioni delle banche europee e alla bandiera stelle e strisce? Forse sì.

Uno come lui aveva la stoffa per guidarci alla transizione ecologica dal momento che non ebbe nemmeno paura di mettersi contro quelle che battezzò come “le 7 sorelle” (le 7 multinazionali del petrolio americane, inglesi e olandesi che facevano cartello e che tanti danni fecero anche in seguito con la guerra del Golfo), a cui poi qualche buon siciliano nel ‘62 fece il piacere di toglierlo di mezzo, mettendo a Mattei una bomba sull’aereo che avrebbe dovuto riportarlo a Linate di ritorno da Catania.

Queste vite importanti, queste vite brillanti spese con determinazione e coraggio nel nome del bene comune, hanno fatto col loro patriottismo genuino da contrappunto operoso alla mediocrità dei criminali che le hanno eliminate.

Ecco sì, questi per me sono stati i veri Patrioti, gente che non sarà mai dimenticata.

l’Assenzia