Il 25 Aprile, lasciamo che cantino i poeti


Alle fronde dei salici
E come potevamo noi cantare con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze sull’erba dura di ghiaccio,
al lamento d’agnello dei fanciulli,
all’urlo nero della madre che andava incontro al figlio crocifisso
sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto, anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.

Salvatore Quasimodo (“Giorno dopo giorno”, 1947)

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